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La Storia di Rocchetta

Molte sono le mete ancora sconosciute al turismo classico: Rocchetta è uno di questi punti d’interesse.

Rocchetta è un affascinante paese della Valnerina, posto su uno sperone roccioso che domina la valle del Tessino.

Le prime notizie che si hanno su Rocchetta (anticamente denominata Rocca Oddi), risalgono al 1232, quando venne effettuato un esame in merito ai diritti della Curia Romana su alcuni luoghi della Valnerina. Fino ad allora, Rocchetta era appartenuta al Gastaldato Pontano, ma, con il passaggio del Ducato di Spoleto allo Stato della Chiesa, Rocchetta poté godere di una larga autonomia.

Nel 1376, Papa Gregorio XI concedeva Rocchetta alla Repubblica di Norcia, che vi costruì “una rocca fortissima”. Ma, il Ducato di Spoleto voleva avere, a tutti i costi, questo castello piccolo ma assolutamente prezioso.

Infatti, Rocchetta deve il suo nome al castello (rocca) che si ergeva come strategico avamposto difensivo già a partire da epoca medioevale.

Dal 1438, il castello di Rocchetta è fatto segno di contese sempre più forti tra Spoleto e Norcia. E si dovette attendere il 1443, prima che Papa Eugenio IV decidesse di assoggettare Rocchetta proprio a Norcia “per anni 15, scorsi i quali si intendesse la concessione protratta ad altri 15 anni, e così di seguito sempreché mantenuta si fosse fedele alla Santa Chiesa”.

Cinque anni dopo, in seguito alle continue incursioni dei Nursini all’interno del territorio spoletino, Rocchetta venne riconquistata dal Ducato di Spoleto (era il 23 marzo 1448). Questo evento scatenò un’ulteriore guerra tra Spoleto e Norcia; guerra che terminò nel gennaio 1452 con la decisione di lasciare ai due belligeranti le terre nel frattempo occupate.

La pace, però, durò pochissimo e, nel 1454, si dovette raggiungere un nuovo accordo: Spoleto conservava i suoi possedimenti (Rocchetta compresa), mentre Norcia si vedeva assegnare, da Papa Niccolò V, Triponzo, Rocca Nocelle e Belforte.

Rocchetta, dopo questa lunghissima serie di atti guerreschi, si trovò ad essere il baluardo che difendeva il ducato di Spoleto dalle mire espansionistiche di eventuali nemici – e, in particolar modo, dalla Repubblica di Norcia.

Nella seconda metà del XV secolo, si ebbero delle ulteriori vicissitudini belliche legate a problemi di confine: nel 1473, il Ducato di Spoleto dovette cedere il castello di Rocchetta, ma, quattro anni dopo, gli Spoletini riuscirono a riconquistarlo.

Nel 1484, a causa della peste, tutti gli abitanti di Rocchetta abbandonarono la loro terra ed il Ducato di Spoleto dovette inviarvi altra gente affinché non si corresse il rischio che Rocchetta, ormai sguarnita completamente, potesse essere occupata da un qualche nemico. Per aggiungere una breve nota piccante a questa storia, si può aggiungere che vennero presi molti provvedimenti contro il contagio pestifero e che uno di questi provvedimenti fu: “nemo audeat venates mulieres vel meretrices et lenones receptare”.

Ulteriori “screzi” vengono nuovamente segnalati, nel 1488, tra Rocchetta e Triponzo (che ormai gravitava sempre più fermamente nell’area di Norcia).

Nel 1490, Rocchetta figurava tra i più importanti castelli di distretto del Ducato di Spoleto. Ed un così grande valore strategico era sicuramente concesso ad una guarnigione fidata; come se ve ne fosse ulteriore bisogno, questa fedeltà venne provata nuovamente nel crogiolo della lotta che ebbe luogo nel 1523. Infatti, le antiche vicende ci narrano che, in quell’anno, Rocchetta rimase fedelissima al Ducato di Spoleto, difendendosi coraggiosamente nella dura lotta contro Picozzo Brancaleoni, Petrone da Vallo ed altri fuoriusciti spoletini.

Anche nel XVI secolo, le scaramucce per la conquista di Rocchetta continuarono senza sosta, ma la rocca venne sempre difesa con coraggio e perizia militare. E ciò è tanto più vero se si pensa che gli abitanti di Rocchetta chiesero aiuto a Spoleto per poter effettuare la mietitura con tranquillità e sicurezza; un commissario spoletino venne, quindi, inviato insieme al necessario numero di armigeri.

Da quanto sinora visto, sembrerebbe che Rocchetta sia stata fondata solo per far fronte agli eventi bellici: in effetti, le cose stanno proprio così, tant’è vero che il Lascaris dice: “Rocchetta fu in antico validissimo castello, difeso da bombarde… Vi abitavano 125 famiglie per lo più date al mestiere della guerra…”.

Quindi, il viandante rinascimentale, giungendo a Rocchetta, avrebbe sicuramente notato un impianto urbanistico di tipo prettamente militare basato sul castello già sorto durante il medioevo. Le mura di cinta solide, ben costruite e valide a resistere all’impatto del nemico rappresentavano un’unità inscindibile e compatta insieme alle postazioni di difesa e quelle per accogliere le bombarde: tutto era stato costruito in punti di sicuro favore alle azioni di difesa.

Oggi, purtroppo, del castello rimangono ben poche vestigia a causa del tempo e dei terremoti; comunque, ciò che resta è, senza dubbio, sufficiente testimonianza dell’antica e rilevante funzione militare e strategica.

Come tutti i castelli, anche Rocchetta aveva il suo statuto e, ogni anno, era tenuto a riconoscere la signoria del comune di Spoleto. Questo riconoscimento avveniva in maniera solenne: il giorno dell’Assunta, il sindaco di Rocchetta andava a Spoleto recando con sé un tributo formato da un cero e da un palio, così come si legge nell’ ”Ordine con il quale dovrà solennizzarsi dal publico l’Assuntione di Nostra Signora, festa titolare delle ducal città di Spoleto” (1673):

… La mattina poi delli 15. d’Agosto dovrà il medesimo Magistrato Supremo uscire dal Popular Palazzo con la solita Famiglia, con l’assistenza di tutti i Salariati della Città, e con le guardie della Compagnia de’ Soldati, & andare ad incontrare al luogo destinato Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo Governatore, e con il medemo portarsi alla Piazza Maggiore della Città, dove saranno coadunati tutti i Collegi dell’Arti, e quivi veder la Comparsa de’ Pallij per ciascun Castello del Dominio, e Distretto dell’Illustrissima Città, da chiamarsi un dopo l’altro da un publico Trombetta…

Questo tributo, insieme a tutti gli altri, veniva portato in processione per la città e poi veniva offerto all’opera del Duomo di Spoleto e, quindi, riscattato con un’offerta in denaro.

Questa usanza durò fino al XVIII secolo.

La storia d’Italia si evolve e, nel 1804, benché Rocchetta risultasse ancora sotto la giurisdizione della città di Spoleto, non aveva sicuramente più quella importanza strategica che i secoli passati le avevano conferito. Infatti, in una supplica rivolta al Pontefice in merito al pagamento della Dativa Reale, si legge: “Il territorio è composto di monti, fossi e dirupi, ed è quasi incolto, e pieno di sassi, inabile perciò alla coltura”.

Dopo l’occupazione francese di Roma ed il successivo ritorno di Papa Pio VII, Rocchetta lascia la secolare “ala protettrice” di Spoleto per essere appodiata al Comune di Cerreto (era il 1817).

Pochi anni prima del Plebiscito, con il quale anche l’Umbria passava sotto il Regno d’Italia, Rocchetta risultava abitata da 178 persone, divise il 37 famiglie.

L’antica fortezza - che anticamente era stata testimone e, alo stesso tempo, causa di tanti scontri - è attualmente un tranquillo paesino dove l’attività prevalente è legata all’agricoltura ed alla ricerca dei tartufi.

Le campagne ed i boschi circostanti - una volta, campi di battaglia - sono, oggi, un vero e costante invito alla quiete ed alla tranquillità.

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